Abolizione del numero programmato, Bruno Zuccarelli: «Un errore, ciò che serve è programmazione non un insensato liberi tutti».
«Una scelta miope che avrà conseguenze molto gravi, e il prezzo lo pagheranno i cittadini». È netta la bocciatura da parte di Bruno Zuccarelli (segretario regionale Anaao Assomed e coordinatore dell’Osservatorio Giovani Professionisti della FNOMCeO) rispetto alla proposta di riforma per l’accesso a Medicina messo a punto dalla Commissione Istruzione del Senato. «Non sono un sostenitore del numero chiuso – precisa Zuccarelli – ma la soluzione non è il liberi tutti, serve un numero programmato di studenti per evitare che si perda la qualità delle lezioni, la possibilità di offrire a tutti una formazione efficace e utile. Si dovrebbe riformare la prova d’accesso, puntando su test che mettano in luce le competenze e la propensione dello studente, evitando una lotteria di domande che con la medicina non hanno nulla a che fare. Purtroppo, con questa nuova scelta andiamo verso una sanità sempre meno qualificata». Il rischio, più che concreto, è quello di trovarsi nel 2030 con un surplus di professionisti che, prosegue Zuccarelli, inevitabilmente non riusciranno a vedere soddisfatte le aspettative di carriera e dovranno accontentarsi di posizioni lavorative per nulla attrattive. Il coordinatore dell’Osservatorio Giovani Professionisti della FNOMCeO ricorda poi i dati già messi in luce ad inizio aprile, che mostrano chiaramente come a partire dal 2027 il numero dei nuovi medici nel nostro Paese sarà nettamente superiore al numero dei medici che andranno in pensione. «Con questa nuova norma – spiega Zuccarelli – aggraviamo una situazione già complessa. Si trova la via più semplice, anziché la via giusta. Serve programmazione e un percorso universitario che risponda alle reali esigenze del Sistema sanitario nazionale». In altre parole, «se oggi i medici sono pochi, domani saranno in troppi. Un percorso paradossale che ora si aggrava a causa di un turnover generazionale avvenuto senza pianificazione. Questa scelta – conclude Zuccarelli – aggrava l’imbuto lavorativo che entro il 2032 porterà ad un mercato sanitario dove la forza lavoro è a basso costo e il potere contrattuale è annullato. Si profila insomma il trionfo del lavoro precarizzato, con retribuzioni e diritti notevolmente inferiori rispetto a oggi».