All’Azienda Moscati autorizzato per la prima volta nel Mezzogiorno l’utilizzo di una endoprotesi per la riparazione endovascolare di un aneurisma dell’arco aortico riscontrato in un 77enne.
All’Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino eseguito un intervento totalmente endovascolare di esclusione di un aneurisma dell’arco aortico, con l’utilizzo, per la prima volta autorizzato nel sud Italia, di una endoprotesi. A beneficiare di una procedura che riduce in maniera significativa l’elevatissimo rischio di mortalità, con il vantaggio, inoltre, di un rapido recupero post-operatorio, è stato un paziente 77enne della provincia di Benevento, che presentava tutti i requisiti per poter usufruire dell’innovativa tecnica, in alternativa alla tradizionale chirurgia aperta che prevede l’incisione diretta del torace e l’esposizione dell’aorta. Il Direttore dell’Unità operativa di Chirurgia Vascolare, Loris Flora, ha chiesto e ottenuto dalla ditta produttrice dell’impianto l’autorizzazione a procedere, necessaria e rilasciata solo se si è in possesso di adeguata formazione e di una specificità di esperienze.
Un aneurisma dell’aorta toracica è un rigonfiamento pieno di sangue di una porzione dell’aorta, che è il vaso sanguigno più grande del corpo umano e che, partendo dal cuore, trasporta il sangue fino agli arti inferiori. La formazione di una dilatazione di un tratto dell’aorta – nel caso specifico a livello toracico – è molto pericolosa, in quanto la parete dell’aorta può indebolirsi fino a rompersi, provocando un’emorragia interna, con elevato rischio di decesso.
In sala operatoria, il primario Flora, coadiuvato dai giovani chirurghi vascolari Danilo Barbarisi, Antonio Peluso, Luciano Maria Rizzo, dall’anestesista Maria Marra, dal cardiologo Riccardo Granata e dal gruppo affiatato di infermieri di sala e tecnici di radiologia, ha eseguito il delicato intervento di impianto dell’endoprotesi, procedendo attraverso diversi piccoli fori (accessi chirurgici carotideo, ascellare, omerale e femorale) con un sistema ecoguidato. «La protesi endovascolare – spiega il primario Flora – è un piccolo cilindro che funge da impalcatura metallica e che, una volta impiantato, garantisce il necessario sostegno all’area indebolita dall’aneurisma. Il paziente presentava una dilatazione di circa 70 mm, che è stata così riparata e, per completare l’intervento, sono stati rilasciati anche degli stent all’interno dei tronchi sovraortici».
Dopo 48 ore di osservazione in Cardioanestesia per un monitoraggio intensivo post operatorio, il 77enne è stato trasferito nel reparto di degenza, per essere infine dimesso dopo soli 5 giorni dall’intervento e senza riportare complicanze degne di nota. «Il merito per aver eseguito questo complesso intervento – conclude Flora – è da ascrivere alla perfetta integrazione tra specialisti che anima il Dipartimento del Cuore e dei Vasi. Senza la collaborazione e le competenze dei colleghi della Cardiologia, diretta da Emilio Di Lorenzo, della Cardioanestesia, diretta da Arianna Pagano, e della Cardiochirurgia, diretta da Brenno Fiorani, e senza la grande intesa con i chirurghi vascolari e con gli operatori del reparto a tutti i livelli, non saremmo riusciti a raggiungere questo straordinario traguardo».