Lo stop all’abuso dei FANS passa per lo studio dei medici di famiglia

• Il dolore cronico impatta significativamente sulla qualità della vita. Per migliorare l’appropriatezza serve soprattutto la presa in carico del paziente.

­• Filippo Anelli: l’appropriatezza è un principio fondamentale. Il medico di famiglia fa la differenza ed è fulcro del team multidisciplinare.

• Cataldo Procacci: l’impatto economico delle cure per il dolore cronico vale 36,4 miliardi in Italia di cui 25,2 di costi indiretti

Oltre 700 mila pazienti in Puglia (un cittadino su 6) è colpito da dolore cronico lieve o moderato (non oncologico) a fronte dei circa 13 milioni di pazienti algici stimati in Italia. Parliamo di malati soprattutto anziani, con più di 60 anni ma anche di una quota appartenente a fasce anagrafiche più giovani, affetti da cefalea, dolori articolari, stenosi vertebrali, risentimenti dei nervi spinali, scoliosi e altre affezioni della colonna, del ginocchio, dell’anca o della spalla. Dopo gli anni della pandemia, si è registrata un’impennata dell’uso e abuso di Fans (Farmaci antinfiammatori non steroidei) per il controllo dei sintomi del dolore cronico. Un recente studio  condotto su una popolazione di oltre 9 milioni di assistiti ha evidenziato un elevato uso inappropriato e fuori indicazione dei FANS.  È noto alla comunità scientifica che la gran parte dei FANS orali, possano causare gravi effetti indesiderati a livello del tratto gastrointestinale alto, eventi avversi che possono intervenire nell’uso prolungato e inappropriato di tali farmaci, effetti pregiudizievoli per la salute del fegato, del rene e del cuore e la coagulazione, scompensando situazioni in cui, spesso, sono presenti concomitanti patologie e comorbilità. Rischi di cui, soprattutto nell’autocura e auto somministrazione, il paziente non tiene alcun conto. In tale contesto, la medicina generale riveste un ruolo fondamentale nella prescrizione appropriata dei farmaci (il paracetamolo risulta la prima scelta nella gestione del dolore lieve e moderato in assenza di stato infiammatorio).

in Puglia i consumi di FANS, in linea con le altre regioni del Sud e in misura più marcata rispetto alle regioni del centro e del nord, (circa il 50%), avvengono sulla scorta di una ricetta del medico e dunque a carico del Servizio sanitario nazionale  mentre il resto dei consumi è come detto frutto di autonome decisioni e di un acquisto privato a cui il paziente giunge sulla base di suggerimenti sommari attinti nella schiera di amici e parenti o di fake news a danno di scelte terapeutiche più appropriate ed efficaci, con minori effetti avversi. Come il paracetamolo che dovrebbe essere la prima opzione nel dolore lieve e moderato in base alle linee guida Oms e Aifa.  Anche nel caso di Fans a carico del Servizio sanitario nazionale solo la metà circa delle prescrizioni rispetta le indicazioni ministeriali (nota 66) che prevedono precisi ambiti di rimborsabilità (artropatie causate da infiammazioni del tessuto connettivo, l’osteoartrosi in fase infiammatoria, il dolore neoplastico e gli attacchi di gotta).

Sono questi i dati emersi nel corso della tavola rotonda su Dolore cronico, appropriatezza prescrittiva e corretta informazione, che si è svolta a Bari organizzata da Motore Sanità con il contributo non condizionante di Angelini Pharma, a cui hanno partecipato accademici, farmacologi, specialisti, medici di medicina generale e rappresentanti delle istituzioni. Tra essi Filippo Anelli presidente della Fnomceo e dell’Ordine dei medici e odontoiatri di Bari, Federica De Rosa dell’Università di Salerno, Valetina Perrone di Clicon Srl, Almagrazia Giannandrea dirigente farmacista e farmacovigilanza Asl di Bari, Cataldo Procacci dirigente del dipartimento farmaceutico Asl di Bat, Giovanni De Maria segretario regionale della Fimmg, Rino Moraglia direttore di Net Medica, Ignazio Grattagliano vicepresidente nazionale della Simg, Nicola Calabrese vicesegretario nazionale Fimmg e segretario a Bari e Domenico Novielli presidente di Federfarma Regione Puglia. 

Nelle prescrizioni per il dolore lieve e moderato possono essere usati i FANS, con ricetta e carico del Servizio sanitario in base alle indicazioni della nota Aifa 66 e il Paracetamolo acquistabile senza ricetta, privo di effetti collaterali e maggiormente indicato soprattutto nel dolore  lieve o moderato in associazione o meno con oppioidi. Ebbene al Sud c’è un maggiore utilizzo dei FANSa carico del Servizio sanitario nazionale rispetto alle regioni del Nord e del Centro Italia (51,47% contro il 34,7 e il 44,5: su circa 116 milioni di spesa per questi farmaci al sud 60 sono a carico del Ssn mentre al Nord su 130 milioni 45 circa sono con l’uso di una ricetta. E così al Centro Italia su 72 milioni di spesa per Fans 32 utilizzano la nota Aifa n.66 per la rimborsabilità. E’ dunque evidente che al Sud si colloca una maggiore inappropriatezza prescrittiva per la tendenza ad assecondare la richiesta dei pazienti di ottenere, anche per pochi euro, farmaci prescrivibili.

Proprio negli studi dei Medici di medicina generale passa dunque il principale controllo della appropriatezza prescrittiva dei farmaci contro il dolore cronico, lieve e moderato ma non oncologico: “L’obiettivo è trasformare le informazioni al paziente in atto medico: i medici organizzati nelle AFT– hanno sostenuto Giovanni De Maria e Nicola Calabrese dirigenti della Fimmg – sono in grado di migliorare le performance di cura, di effettuare esami diagnostici di primo livello sul paziente e di considerare con cognizione di causa opzioni terapeutiche mirate e con minori effetti collaterali anche nel dolore cronico”. Cure capaci di tenere conto della storia clinica del paziente e delle sue comorbilità e dunque centrate sulla precipua natura del dolore e sulla situazione clinica dal paziente. “L’appropriatezza è un principio fondamentale richiamato in tantissime norme – ha sottolineato Filippo Anelli – e interessa principalmente i medici. Il medico di famiglia fa la differenza: siamo la professione più apprezzata in Italia ma la cultura dominante rimanda a un’idea in cui il risparmio e la negazione di erogazione di farmaci legata a un carattere economico abbia la priorità mentre è sempre l’appropriatezza clinica il nostro faro tenendo conto però che il paziente è autonomo nella sua scelta e nel decidere sulla propria salute come previsto dalla legge. Operiamo in base a evidenze scientifiche e sulla corretta diagnosi ma il paziente può dire di no. Abbiamo l’obbligo deontologico di curare il paziente rispettando la sua volontà”.

In Italia come ha ricordato da Cataldo Procacci, l’impatto economico delle cure per il dolore cronico valgono 36,4 miliardi di cui 25,2 di costi indiretti, dato che conferma quanto  il dolore impatti significativamente sulla qualità della vita. Che fare dunque per migliorare l’appropriatezza? Serve soprattutto la presa in carico del paziente: spetta al medico di medicina generale svolgere la funzione fulcro del team multidisciplinare. Fari puntati anche sull’autoprescrizione, sull’uso non conforme delle terapie e sulle fake-news da scardinare con l’appropriatezza organizzativa oltre che prescrittiva. “Il nodo irrisolto da sciogliere – ha poi sottolineato Ignazio Grattagliano, non è il 20, 30 per cento dei pazienti che gestiamo negli studi quanto il 70-80% di essi che sfugge al nostro controllo e che ricorrono all’autoprescrizione e che si curano autonomamente sulla base di suggestioni e convinzioni maturate nella schiera parentale e amicale. E’ più facile guardare a quello che riusciamo a misurare ma il problema è su quello che non riusciamo a misurare su cui occorre agire a tutti i livelli per scardinare le errate convinzioni che conducono a comportamenti dannosi per la salute stessa del paziente”.