Scatta l’arresto in flagranza differita

Bastonate al primario, arrestato l’aggressore in “flagranza differita”.

Arresto in flagranza di reato anche differita per chi aggredisce un operatore sanitario. Il 27 settembre il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato l’approvazione del decreto legge che ha introdotto questa misura per frenare la violenza contro i medici e gli infermieri. Da allora, per la verità, ci sono stati altri casi, come l’infermiera aggredita con un coltello in una Casa di comunità a Meldola (Fc) l’8 ottobre o sempre due infermieri pestati dai familiari di un paziente in provincia di Modena il 28 ottobre. L’altra sera, attorno alle 21, invece un parente di un paziente ha picchiato con un manganello il primario del pronto soccorso di Lamezia Terme (Catanzaro), in Calabria. E in questo caso c’è stata l’applicazione della nuova norma: l’aggressore è stato arrestato in flagranza differita. Si tratta di un uomo di 28 anni, Carlo Sacco, già noto alle forze dell’ordine per vari reati. L’arresto è stato compiuto da agenti del Commissariato di Lamezia Terme. Le accuse: lesioni aggravate e porto di oggetti atti ad offendere. Dopo il provvedimento è stato posto nella camera di sicurezza del Commissariato in attesa della convalida da parte dell’autorità giudiziaria.

LA TESTIMONIANZA

Racconta la vittima dell’aggressione, il dottor Rosarino Procopio, primario facente funzioni del pronto soccorso dell’ospedale di Lamezia Terme: «Siamo arrivati ad un punto estremo dove il medico non ha più la libertà, serenamente, di decidere sulla terapia, sull’assistenza di un paziente. Praticamente siamo vessati tutti i giorni sia dai pazienti stessi ma anche dai familiari su cosa dobbiamo fare, su quale indagini richiedere, quando dimettere e se dimettere. Non è più possibile accettare una situazione di questo tipo perché non si lavora serenamente e poi si rischia, se poco poco si è contrari alle loro richieste, di subire fisicamente». In questo caso ad aggredire con un manganello è stato un familiare di una degente che doveva essere dimessa dal reparto di Osservazione breve intensiva. Il dottor Procopio ha spiegato ai familiari che il periodo di osservazione clinica era terminato e la signora poteva tornare a casa. A quel punto uno dei tre parenti che hanno incontrato il medico ha primo insultato il primario poi, quando il dottor Procopio si è voltato per rientrare nel suo studio, ha tirato fuori un manganello che aveva in tasca con il quale lo ha colpito con violenza alle spalle. Sono intervenuti per difendere il medico gli uomini della vigilanza aziendale e gli agenti del posto di polizia ma anche del commissariato che in quel momento si trovavano in ospedale per scortare un altro paziente.

CONTUSIONI

Spiega ancora il dottor Procopio: «È la prima volta che succede a Lamezia una cosa di questo tipo e fisicamente il personale sanitario ne risente sul posto di lavoro. Sono completamente indolenzito. Non ho fratture sul torace, sulla scapola, né sull’avambraccio, per fortuna, dove sono stato colpito con questo manganello. Era uno sfollagente mi hanno detto poi i poliziotti che sono intervenuti. Sono molto indolenzito, però per fortuna non ho fratture. Non hanno accettato la mia decisione di dimettere questa paziente che comunque era già da 24 ore nel nostro Obi, che è un servizio di osservazione breve, appunto perché vengono fatti degli accertamenti dopodiché il paziente o va a casa o viene ricoverato. In questo caso la signora doveva essere dimessa perché il suo iter diagnostico era stato completato, quindi non era più caso che rimanesse qui, dandomi modo, tra l’altro, di avere letti liberi durante la notte per altre persone. Mi sento deluso – ha concluso il primario – perché in effetti finora, con tutto il personale sanitario, al di là di diverbi o di scontri verbali, qui a Lamezia, non era mai successo niente. Solo qualche vetro rotto da parte dell’utenza ma sul personale sanitario non era stato mai provocato alcun che di fisico». Commenta il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli: «Siamo stanchi della solidarietà. Vogliamo invece che si facciano controlli e si impedisca ai cittadini di poter entrare nelle strutture sanitarie con le armi. Ancora una volta si usano armi improprie per aggredire, alle spalle, un professionista sanitario». Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, spiega: «Pazzesco che si porti un manganello in ospedale. Rinnovo l’invito alle istituzioni affinché si attivino tutte le opportune contromisure per arginare un fenomeno così inquietante».