Il picco di contagi in arrivo, i sintomi e i consigli degli esperti.

Febbre alta, raffreddore e spossatezza: questa la situazione in cui al momento si trovano moltissimi italiani. Tra Natale e Capodanno, sono state infatti molte le persone colpite dell’influenza. Anche se, secondo gli esperti, il picco ancora non è arrivato.

Influenza 2025, nuovi sintomi “persistenti”. ​Bassetti: «In arrivo oltre 2 milioni di casi a settimana». Quanto dura e come curare.

L’arrivo dell’influenza

«La situazione dell’influenza sembra sia esplosa, pur non avendo raggiunto il picco. Evidentemente è normale che sia così, nell’ultima settimana la gente è stata in casa a preparare il cenone» della Vigilia e il pranzo di Natale, «i bambini e i ragazzi hanno smesso di andare a scuola e hanno portato i virus in casa con i nonni, gli zii, i genitori, e i parenti vari. Così l’influenza è esplosa, come ampiamente atteso». Così il virologo Matteo Bassetti qualche giorno fa.

Quando sarà il picco?
Secondo il direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova Matteo Bassetti, per l’arrivo del picco di casi bisognerà aspettare ancora qualche giorno. «È previsto per la metà di gennaio. La situazione negli ospedali è naturalmente di difficoltà, perché da un lato è un periodo in cui ci sono meno medici, meno infermieri e meno operatori sanitari (giustamente anche loro fanno qualche giorno di ferie) e in più c’è una grande pressione data naturalmente da una popolazione, quella italiana, che è molto anziana, molto avanti con gli anni, e ha bisogno continuo di cure». 

I sintomi
«Se ci si mette anche che adesso c’è l’influenza – spiega l’esperto all’Adnkronos Salute – è chiaro che gli ospedali, i pronto soccorso in generale sono in difficoltà in qualche modo, hanno un iperafflusso. Io credo che il peggio arriverà probabilmente nella prima settimana dell’anno», prospetta. «E dovremo dire a tutti i cittadini che, siccome questa è una forma influenzale lunga che porta ad avere la febbre per 3-4 o anche 5 giorni e con temperatura a 39-40°, di non correre in ospedale soltanto perché non scende. La febbre non scende perché è il normale corso dell’influenza – conclude Bassetti – Si prendono gli antipiretici, si sta a casa. Evitiamo gli antibiotici ed evitiamo di correre nei pronto soccorso perché rischiamo veramente il tracollo».

I più colpiti
Maggiormente colpiti restano i bambini sotto i 5 anni di età, con un’incidenza pari a 28,3 casi per mille assistiti (erano 23,3 nella settimana precedente). La seconda fascia d’età più colpita sono i bambini e ragazzi da 5 a 14 anni (incidenza pari a 11,42), seguiti dai 15-64enni (9,97) e dagli over 65 (5,92 casi per mille assistiti). In tutte le regioni/province italiane il livello dell’incidenza di sindromi simil-influenzali è sopra la soglia basale, tranne in Valle D’Aosta (ferma a 4,90 casi per mille assistiti), nella provincia autonoma di Bolzano (4,98), in quella di Trento (con il dato più basso, pari a 3,98) e in Molise (4,60).

Il calo delle vaccinazioni
«Il timore principale dell’infettivologia è il calo delle vaccinazioni: la campagna contro il virus dell’influenza non ha rispettato le attese e quella contro il Covid registra numeri molto bassi. Come se non bastasse, nel 2024 abbiamo avuto mille casi di morbillo e 3 bambini sono morti a causa della pertosse. Inoltre, non sappiamo cosa sia la malattia che arriva dal Congo. Sappiamo solo che ci sono altri focolai epidemici in giro per il mondo e per questo motivo dobbiamo prepararci all’arrivo di una nuova pandemia. Da qui, l’auspicio di noi infettivologi è che nel 2025 venga approvato il nuovo Piano pandemico. E’ stato definito, ma ancora non c’è». Così all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, Società italiana di malattie infettive e tropicali. Una pandemia in atto «di fatto già c’è – spiega Andreoni – ed è l’antimicrobico resistenza», un problema «molto serio sul quale dobbiamo tutti confrontarci. Tuttavia abbiamo ottenuto buoni risultati: non solo le misure adottate dal ministero della Salute per contrastare la resistenza ai farmaci, ma anche sul fronte della lotta all’epatite C abbiamo fatto progressi». Grazie allo «screening nella fascia d’età 1969-1989, programma prorogato per tutto il 2025 – sottolinea l’infettivologo – solo «nel 2024 abbiamo scoperto ben 15mila casi di epatite cronica attiva che altrimenti sarebbero rimasti sommersi». Altri «2 tasselli importanti – evidenzia Andreoni – sono il Calendario vaccinale per la vita e il riconoscimento da parte del Governo dell’innovatività dei cosiddetti antibiotici ‘reserve’, farmaci di riserva di nuova generazione da destinare al trattamento delle infezioni da germi multi-resistenti che non rispondono agli antimicrobici».

Il record di casi in Liguria

Tra le regioni più colpite dall’influenza, la Liguria ha visto un vero e proprio boom di casi. Ad oggi sono infatti  2mila e 259 gli accessi registrati a partire dal 7 dicembre negli “Influenza Point” di tutta la regione (310 in Asl 1, 217 in Asl 2, 790 in Asl 3, 346 in Asl 4 e 596 in Asl 5), presso gli ambulatori dedicati egli studi medici aperti eccezionalmente nei giorni festivi. «Si tratta di un numero elevato di accessi alle strutture che abbiamo messo a disposizione per la gestione dei casi a bassa complessità legati al virus influenzale – spiega l’assessore alla Sanità Massimo Nicolò -. Una misura che anche quest’anno si è rivelata necessaria per dare una risposta ai tanti liguri che durante questo periodo si sono trovati costretti a combattere con l’influenza. I numeri, pur ancora parziali, ci dicono che il piano sta funzionando, avendo alleggerito i Pronto Soccorso in modo particolare nei giorni di festa». 

Le regioni più colpite
In tutte le regioni italiane il livello dell’incidenza di sindromi simil-influenzali è sopra la soglia basale, tranne in Valle D’Aosta (ferma a 4,90 casi per mille assistiti), nella provincia autonoma di Bolzano (4,98), in quella di Trento (con il dato più basso, pari a 3,98) e in Molise (4,60). Le regioni più colpite risultano essere Sardegna (17,74 casi per mille assistiti), Campania (16,23), Liguria (14,09), Marche (11,72), Abruzzo (11,58), Lazio (11,05) Lombardia (10,51). Mentre Basilicata e Calabria non hanno attivato la sorveglianza epidemiologica e gli esperti sottolineano come sempre che «l’incidenza osservata in alcune regioni è fortemente influenzata dal ristretto numero di medici e pediatri che hanno inviato, al momento, i loro dati».