Teneva sotto scacco l’ospedale San Giovanni Bosco. Borrelli: “Le nostre denunce ci sono costate anche attentati alla vita. L’ultima quella dell’ambulanza con i tiktoker. Un tumore, se non viene estratto completamente ricresce.”

I carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli, coordinati dalla Dda stamattina, hanno eseguito, nell’ambito di un blitz anticamorra, 11 arresti (8 in carcere e 3 ai domiciliari) e diversi sequestri nei confronti di esponenti dell’organizzazione malavitosa del clan Contini operante nel capoluogo partenopeo, precisamente nei quartieri San Giovanniello, Borgo San Antonio Abate, Ferrovia, Vasto-Arenaccia, Stadera-Poggioreale e Rione Amicizia.

Il clan, facente parte dell’Alleanza di Secondigliano, teneva sotto controllo l’ospedale San Giovanni Bosco, alcuni anni fa (2019) finito al centro di un’altra indagine della Procura di Napoli.

L’operazione di oggi è frutto di una indagine avviata nel dicembre 2021 che ha consentito di disegnare la struttura verticistica del “clan Contini”, a cui era demandata la gestione e le scelte strategiche ed economiche dell’organizzazione malavitosa. L’inchiesta ha restituito l’allarmante quadro già emerso nel 2019 in relazione all’ospedale San Giovanni Bosco dove il clan ancora condizionava la gestione funzionale della struttura ospedaliera che cade nell’area di influenza dell’organizzazione criminale.

Uno degli episodi riportati nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Napoli Federica Coluccia a testimonianza dell’inserimento del clan camorristico Contini nelle dinamiche dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli riguarda quello di un’ambulanza utilizzata per la festa di inaugurazione di un negozio di abbigliamento.
La vicenda risale a marzo 2023 fu segnalata dal deputato dell’Alleanza Verdi e Sinistra Francesco Emilio Borrelli, che denunciava l’utilizzo improprio di un’ambulanza che a sirene spiegate percorreva il corso Umberto di Napoli fermandosi in corrispondenza di un negozio di nuova apertura. Dal mezzo scendevano alcuni “ospiti”, cantanti neomelodici e tiktoker, invitati per l’inaugurazione dell’esercizio commerciale. Le indagini hanno permesso di verificare il coinvolgimento nella vicenda del 45enne Gennaro Manetta, detto “Maradona”, ritenuto esponente del clan Contini con il compito di gestire la cassa del clan e di provvedere alla distribuzione degli stipendi agli affiliati.

“Una situazione che noi conoscevamo benissimo e che abbiamo denunciato e gridato ai quattro venti chiedendo di non abbassare la guardia. Quelle denunce mi costarono pure una violenta aggressione nel 2020, proprio all’esterno dell’ospedale, in cui tentarono di uccidermi torcendomi il collo. Per inciso i miei aggressori riconosciuti da me e da altri presenti sono ancora sotto processo.
Anche grazie alle nostre denunce fu liberato il parcheggio, gestito da uomini legati al clan, così come furono sequestrati il bar e la pizzeria presenti nell’ospedale, attività aperte e gestite dei Contini con società che avevano interdittive antimafia. Senza contare i distributori automatici installati e gestiti da un tal “Gennaro”, riconducibile sempre al clan.
Le nostre denunce contribuirono a ripulire l’ospedale dal clan. Avevamo chiesto, però, anche di non abbassare la guardia perché se un tumore non lo si estrae interamente con tutta la radice poi ricresce. È quello che è accaduto. La nostra denuncia sull’ambulanza ha evidenziato ancora una volta i legami tra i Contini e comparti della sanità.
Ora è davvero finita o c’è dell’altro? Rinnoviamo l’invito a non abbassare la guardia, noi vigileremo. La camorra ha le mani dappertutto e va sempre denunciata” – le parole del deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli.