Se si va avanti lo Stato dovrà accettare di avere le mani sporche del sangue dei detenuti
«In queste condizioni ai detenuti campani si nega il diritto costituzionale alla salute e, ancora una volta, si costringono i medici a lavorare in condizioni degradanti, oltre che pericolose». Lo dice il segretario regionale dell’Anaao Assomed Bruno Zuccarelli, che – numeri alla mano – tratteggia i contorni di un’emergenza già conclamata, ma che «rischia di esplodere in tutta la sua drammaticità se l’autonomia differenziata dovesse diventare realtà». Partiamo dai numeri. «Stando al fabbisogno approvato dalla Regione, nelle carceri di Poggioreale, Secondigliano e Nisida dovrebbero essere in servizio almeno 53 medici, un numero che sarebbe già molto basso se si considera che parliamo di una popolazione carceraria di più di 3.400 unità. I medici effettivamente in servizio sono solo 28, quindi uno ogni 120 detenuti».
Ma non è tutto, Zuccarelli, candidato anche alla presidenza dell’Ordine dei Medici Chirurghi di Napoli e provincia nella lista Etica, denuncia la gravissima carenza di psichiatri e psicologi nelle strutture carcerarie che sempre più spesso sono teatro di suicidi. «In questo caso – prosegue – il rapporto medico / detenuti è ancora più disastroso: ogni psichiatra deve occuparsi di 500 carcerati e ogni psicologo, in tutto ce ne sono 6, ha in carico circa 600 detenuti. Questo significa che in pratica ciascun detenuto è abbandonato al proprio dramma e nessuno può ricevere un reale supporto».
Enormi le carenze anche per gli infermieri, che sono solo 140 (circa 1 ogni 24 detenuti) e gli operatori sociosanitari. Come tutto questo può aggravarsi con l’eventuale realizzazione dell’autonomia differenziata? Zuccarelli non ha alcun dubbio: «In una situazione così compromessa le disparità legate alla diversa capacità delle Regioni di fornire servizi adeguati saranno catastrofiche. Regioni con risorse economiche maggiori miglioreranno i servizi sanitari, anche nei propri istituti penitenziari, mentre quelle con meno risorse vedranno un peggioramento della situazione. Se questo avverrà, lo Stato dovrà accettare di avere le mani sporche del sangue dei detenuti che in quelle carceri si toglieranno la vita o non avranno le cure necessarie».
Altro aspetto caro a Zuccarelli è quello delle condizioni nelle quali i medici sono costretti a lavorare. «È inaccettabile che i colleghi debbano mettere a rischio la propria incolumità e la salute dei detenuti. La professione medica non richiede solo un alto livello di competenza, ma anche possibilità decisionale e di programmazione, qualità che possono essere gravemente compromesse dalle attuali condizioni, che sono insostenibili. Per il leader regionale dell’Anaao Assomed costringere i medici a lavorare in queste condizioni solleva gravi questioni di etica.
«È dovere delle istituzioni garantire che i professionisti della salute possano operare in un ambiente sicuro e di supporto. Non farlo significa ignorare la dignità e il benessere dei medici, oltre a compromettere gravemente la sicurezza dei detenuti. La responsabilità di fornire cure adeguate non dovrebbe ricadere solo sui singoli medici, ma su tutto il sistema che deve garantire le condizioni necessarie per operare al meglio. Noi ci batteremo perché questo avvenga».
I dati di Napoli e provincia
Tra Poggioreale, Secondigliano e Nisida dovrebbero essere in servizio almeno 53 medici
La popolazione carceraria conta più di 3.400 unità.
I medici in servizio sono solo 28: uno ogni 120 detenuti
Ogni psichiatra deve occuparsi di 500 carcerati e ogni psicologo ha in carico circa 600 detenuti.
Gli infermieri sono solo 140, circa 1 ogni 24 detenuti