Un regime standard di statine potrebbe permettere alle persone sopra ai 70 anni di vivere più a lungo e in salute, a prescindere dalla storia di malattie cardiovascolari. I benefici, infatti, sono superiori agli effetti avversi. Lo suggerisce un modello basato sui dati della popolazione britannica e pubblicato su Heart.
Nonostante il rischio di malattia cardiovascolare cresca nettamente con l’età, l’uso di statine è relativamente basso nelle persone over 70. Finora i dati da studi clinici randomizzati controllati sulla terapia con statine negli anziani, in particolare quelli con più di 75 anni, sono pochi e incerti rispetto a quelli su popolazioni più giovani. Analisi precedenti suggerivano che la terapia con statine è probabilmente benefica per gli anziani, ma con una significativa riserva: anche piccoli aumenti degli effetti avversi di questi farmaci, in particolare quelli correlati all’invecchiamento, potrebbero compensare i benefici cardiovascolari. Per questo motivo, per esempio, le linee guida statunitensi e quelle europee non si sbilanciano a suggerire le statine per la prevenzione primaria oltre i 75 anni. Ciò nonostante, un crescente corpus di studi e metanalisi,quali quella pubblicata nel 2020 da Lancet, suggerivano che le statine sono efficaci nell’abbassare il colesterolo LDL e nel ridurre il rischio di malattie cardiovascolari negli anziani, con un’efficacia analoga a quella in popolazioni più giovani.
Lo studio
I ricercatori, guidati da Borislava Mihaylova dello Health Economics Research Centre dell’Università di Oxford, sono partiti dai dati di 20.122 partecipanti di età pari o superiore a 70 anni (di cui oltre il 20% oltre i 75 anni) provenienti da due grandi coorti osservazionali del Regno Unito: gli studi UK Biobank e Whitehall II. Di questi, 15.019 non avevano una storia di malattie cardiovascolari (MCV), mentre 5.103 avevano avuto CVD preesistenti.
Tramite una simulazione, i ricercatori hanno proiettato su queste popolazioni gli effetti della terapia con statine nel corso della vita, sfruttando una metanalisi dei dati dei singoli partecipanti in grandi studi sulle statine che fanno parte della Cholesterol Treatment Trialists’ Collaboration. Il modello usa le caratteristiche cliniche e demografiche dei singoli pazienti per valutare la prima occorrenza di infarto miocardico, ictus, rivascolarizzazione coronarica, morte vascolare, diabete incidente, cancro incidente e morte non vascolare. Viceversa, il modello valuta anche i potenziali effetti avversi delle statine, tra cui l’aumento del rischio di diabete di nuova insorgenza, miopatia e rabdomiolisi. È stato così possibile stimare i rischi di malattie cardiovascolari (MCV), i tassi di sopravvivenza, gli anni di vita aggiustati per qualità (QALY) e i costi sanitari associati all’uso di statine.
Lo studio ha previsto l’effetto di due regimi di statine: uno standard, che raggiunge una diminuzione dal 35 al 45% di colesterolo a bassa densità (LDL-C), e uno a maggiore intensità, che riduce il LDL-C oltre il 45%. A seconda delle categorie considerate per sesso, precedenti MCV e livello di LDL-C, la terapia standard con statine aumenta la sopravvivenza media da 0,37 a 1,05 anni di vita, che si traducono in 0,24 – 0,7 QALY. Il regime ad alta intensità permette di guadagnare ulteriori 0,08-0,21 anni di vita (0,04-0,13 QALY).
Il modello ha anche calcolato il rapporto costo-efficacia della terapia con statine considerando fattori come i QALY guadagnati e i costi dei farmaci, delle visite e dei test sui lipidi nel sangue. Ne risulta che la terapia standard con statine ha un rapporto costo-efficacia pressoché sempre positivo, indipendentemente dal livello di LDL-C o di con un costo per QALY tra 116 e 3502 sterline, mentre la terapia ad alta intensità ha un costo per QALY tra 2213 a 11778 sterline.
Per verificare la robustezza del risultato, i ricercatori hanno modulato i parametri del modello in vari modi. Per esempio, conducendo analisi in cui hanno applicato riduzioni del rischio relativo più piccole per gli eventi cardiovascolari, o presupponendo un calo annuale dell’1,5% nella riduzione del rischio relativo per gli eventi cardiovascolari dopo i primi cinque anni di utilizzo di statine, nonché scenari in cui le statine potrebbero aumentare o diminuire leggermente l’incidenza del cancro. In tutti questi casi, secondo i calcoli, la terapia con statine resta comunque efficace e conveniente dal punto di vista dei costi.
Più studi confermano la bontà delle statine
I risultati completano quelli pubblicati a maggio 2024 dagli stessi ricercatori, che mostravano i benefici delle statine nella popolazione tra 40 e 70 anni, con un aumento di QALY tra 0,28 e 1,85 years. Oltre i 70 anni, quindi, il guadagno in termini di QALY è leggermente inferiore, ma i costi aggiuntivi diminuiscono anch’essi, e in generale il rapporto costi-benefici sembra a favore della terapia con statine. Inoltre lo studio include esplicitamente il calo in QALY dovuto agli effetti avversi delle statine, mostrando come questi non incidano sul vantaggio complessivo dato dai farmaci.
Raffaele Bugiardini, professore ordinario di cardiologia all’Università di Bologna, ha commentato per Univadis Italia: “Lo studio è in linea con quanto pubblicato dai ricercatori dell’International Survey of Acute Coronary Syndromes (ISACS) in due lavori precedenti. Nel primo, l’uso della terapia con statine in adulti di età compresa tra 65 e 75 anni e oltre 76 anni, senza precedenti evidenze di malattia cardiovascolare, ha portato a una significativa riduzione dell’incidenza delle manifestazioni cliniche più gravi di malattia cardiovascolare, ovvero l’infarto miocardico acuto con sopra livellamento del tratto ST (STEMI) e della mortalità a 30 giorni nei pazienti che si presentavano con STEMI al momento del ricovero ospedaliero”. Secondo l’esperto, i benefici erano indipendenti dalla presenza di una storia di diabete e ipercolesterolemia. “I nostri dati hanno anche fornito prove di un effetto benefico delle statine attraverso altri meccanismi, oltre il già noto effetto di riduzione del colesterolo. Questi risultati supportano l’uso delle statine come terapia preventiva in persone di età pari o superiore a 75 anni, in linea con le raccomandazioni delle linee guida britanniche (NICE) attuali” spiega l’esperto. Un secondo studio ha dimostrato che la terapia con statine, somministrata in un contesto di prevenzione primaria, ha portato a una riduzione del numero di pazienti con scompenso cardiaco acuto dopo un evento di sindrome coronarica acuta come prima manifestazione di malattia cardiovascolare aterosclerotica.
Lo studio di Oxford, essendo un modello basato sulle caratteristiche di popolazioni osservate e non uno studio clinico vero e proprio, non permette conclusioni definitive. Per questo dovremo aspettare il 2026, quando si prevedono i risultati di studi clinici randomizzati sulla popolazione anziana come STAREE e PREVENTABLE, entrambi focalizzati sull’uso di atorvastatina 40 mg e che coinvolgono in totale circa 30.000 pazienti.
Sul quotidiano inglese Guardian Sonya Babu-Narayan, direttrice medica associata presso la British Heart Foundation e cardiologa, ha affermato: “Le statine hanno trasformato la prevenzione di futuri infarti e ictus. Il nuovo studio ha mostrato i potenziali benefici delle statine per le persone anziane, soprattutto considerando l’invecchiamento della popolazione del Regno Unito”.
Concorda, sullo stesso quotidiano, Mashkur Khan, presidente della sezione di geriatria e gerontologia della Royal Society of Medicine: “Il rischio cardiovascolare negli anziani fragili può essere ridotto in modo significativo con le statine più recenti, che hanno anche un effetto positivo sulle capacità cognitive e sulla prevenzione della demenza. Le statine dovrebbero essere iniziate presto: hanno un effetto antinfiammatorio sui vasi sanguigni e prevengono ictus e infarti nelle persone che hanno anche un colesterolo normale, oltre ad aiutare a prevenire le complicazioni del diabete”